Vivere di musica:
suonare con pochi complessi
Una prima riflessione sul lavoro musicale, ne seguiranno altre, non può che partire dall’attuale situazione delle orchestre professionali del nostro Paese, una delle poche prospettive lavorative stabili per un giovane che studia uno strumento in Conservatorio. Per tentare di comprendere quali possano essere le potenzialità occupazionali di questo settore sono stati presi in esame alcuni dati sulla situazione dei complessi orchestrali in Italia rapportandoli a quelli della Germania, uno dei Paesi europei che investe maggiormente nelle attività musicali. Pur non facendo riferimento allo stesso periodo, riteniamo che la tabella possa ugualmente fornirci un quadro sufficientemente chiaro del netto divario tra i due Paesi. Dati che, ricordiamolo, riguardano solo le orchestre stabili composte da professori d’orchestra con contratti a tempo indeterminato.
Numero Orchestre complessivo | Orchestre Teatri d’opera | Orchestre Sinfoniche e Cameristiche | Orchestre della Radio e Televisione | Numero Professori d’orchestra | |
Italia (2017) | 28 | 14 | 13 | 1 | 1.950 |
Germania (2011) | 133 | 84 | 37 | 12 | 10.000 |
I dati tedeschi sono stati tratti da Deutsches Musikinformationszentrum del 2011, quelli italiani dell’Osservatorio dello spettacolo del MIBACT del 2017.
Pur considerando il differente numero di abitanti (81 milioni in Germania, 60 milioni in Italia), riteniamo che la domanda da porsi, anche nell’ambito della riflessione che si svolgerà in occasione degli Stati Generali AFAM del prossimo febbraio, è se sia possibile immaginare l’avvio di un piano di sviluppo che tenti di allineare almeno in parte la nostra offerta orchestrale con quella di altri paesi europei come la Germania (oggi abbiamo un’orchestra ogni 2,1 milioni di abitanti in Italia, una ogni 610000 in Germania). Uno sviluppo che parta da una forte volontà politica in grado di imprimere un chiaro indirizzo ed un adeguato sostegno economico a questo settore.
Dai dati riportati sul sito musicalchairs.it le uniche offerte di lavoro che le orchestra italiane metteranno a disposizione nei prossimi mesi sono: 5 posti per strumentisti ad arco (1 contrabbasso e 4 violini) e 4 per strumentisti a fiato (1 flauto, 1 oboe, 1 fagotto e 1 corno). A ciò si aggiungono i recenti bandi dell’Orchestra RAI, che riguardano 12 posti (8 violini, 2 contrabbassi e 2 corni). Un numero irrisorio, se correlato agli oltre 4800 studenti che ogni anno si diplomano nei nostri Conservatori.
Se l’attuale Governo vuole invertire radicalmente la tendenza che negli ultimi anni ha visto una drastica e progressiva riduzione del FUS – Fondo Unico dello Spettacolo (dal 1982 al 2017 -64%), con incrementi di poco superiori alla compensazione della crescita dell’indice dei prezzi al consumo (10 milioni nel 2018 e solo 8 milioni nella finanziaria 2019) lasciando ad un misero 0,02% il rapporto FUS – PIL, non solo non si potranno rilanciare le nostre orchestre creando nuovi posti di lavoro, ma si rischierà di perderne altri con le prevedibili ricadute che subiranno le corrispondenti attività formative.
https://www.docenticonservatorio.org/vivere-di-musicasuonare-con-pochi-complessi/https://www.docenticonservatorio.org/wp-content/uploads/2019/01/orchestra.gifhttps://www.docenticonservatorio.org/wp-content/uploads/2019/01/orchestra-150x150.gifsliderUna prima riflessione sul lavoro musicale, ne seguiranno altre, non può che partire dall’attuale situazione delle orchestre professionali del nostro Paese, una delle poche prospettive lavorative stabili per un giovane che studia uno strumento in Conservatorio. Per tentare di comprendere quali possano essere le potenzialità occupazionali di questo settore sono stati presi in esame...RedazioneRedazione info@docenticonservatorio.orgAdministratorConferenza dei docenti dei Conservatori di musica italiani
Ottima analisi, condivido le osservazioni. Mi permetto solo di proporre tre spunti di riflessione: 1) per quali motivi in Italia, nonostante la tradizione che ci contraddistingue, continua questo calo di interesse verso il repertorio di cui ci occupiamo? 2) Come si spiega la contrazione dell’attività degli enti di produzione musicale e addirittura il rischio della loro sopravvivenza nonostante esistano nel nostro Paese circa 80 Istituti Superiori di Studi Musicali (così si chiamano Conservatori ed ex Istituti Musicali Pareggiati dopo la legge 508/1999), due volte e mezzo il numero di Musik Hochschulen (nostre partner nell’alta formazione) in Germania? 3) Questi 80 Istituti diplomano ogni anno oltre 5000 giovani destinati in grandissima parte a veder frustrate le ambizioni coltivate durante gli anni della formazione. Che sia il caso di chiedersi quanto la “frustrazione” condizioni l’attività di chi fa musica a diverso livello in Italia?
Io più di un’idea me la sono fatta e mi piacerebbe avere la possibilità di confrontarmi con i colleghi ma non trovo occasioni. Mi piacerebbe che agli Stati Generali (evento per il quale non ho potuto avere l’accredito) si discuta di tutto ciò, ma, considerando il tenore medio delle argomentazioni proposte da chi rappresenta l’alta formazione musicale, nutro dei dubbi che ciò accada.