Come forse ricorderete il 23 e 24 ottobre scorsi si è tenuto a Udine il convegno del Partito Democratico Più valore al capitale umano attorno alle problematiche dell’Università, della Ricerca e dell’Alta Formazione Artistica e Musicale. Qui di seguito riportiamo le sintesi del tavolo di lavoro sull’Afam. Per il testo integrale vi rimandiamo qui. Si tratta probabilmente della premessa alla stesura della c.d. Carta di Udine, definita da Francesca Puglisi, responsabile Scuola, Università e Ricerca del PD «un ‘manifesto’ della ricerca e dell’alta formazione elaborato dalla base, dagli addetti ai lavori di tutta Italia, che raccoglie le proposte per rafforzare e dare slancio al sistema della conoscenza, da presentare al Governo».

 

«ALTA FORMAZIONE ARTISTICA E MUSICALE: RISPONDIAMO INSIEME ALLA CHIAMATA ALLE ARTI DEL GOVERNO

Coordinatori: Elena Ferrara e Gianna Malisani

Dati:

  •  Aumento delle immatricolazioni nel sistema AFAM, in controtendenza rispetto al sistema universitario.
  •  Sistemi formativi (danza, musicale e coreutica) che comprendono le fasce preaccademiche (nel caso dei conservatori il 49% degli iscritti appartiene alla fascia terziaria)
  •  Forte presenza di studenti stranieri, l’Italia è un punto di riferimento mondiale nell’alta formazione artistica e musicale.
  •  Risorse finanziarie diminuite negli ultimi anni e assegnate ogni anno in ritardo, con conseguenze negative sulla gestione delle istituzioni e sulla programmazione degli interventi.
  • Processo di autonomia iniziato nel 2000 e sostanzialmente sospeso a partire dal 2005: mancano ancora molti decreti applicativi, quelli esistenti sono ormai inadeguati; CNAM decaduto e mai più rieletto.
  • Nuova attenzione della politica e del Governo: Documento MIUR “Chiamata alle arti”, questo convegno PD di Udine, ma necessità di procedere concretizzando e avvalendosi delle risorse e competenze più autorevoli per dare un reale impulso all’evoluzione del sistema AFAM.Il sistema dell’Alta formazione artistica, coreutica e musicale è composto da circa cento Istituzioni pubbliche diffuse su tutto il territorio nazionale:

Vi sono:

20 Accademie di Belle Arti statali

54 Conservatori di Musica (con 4 sedi distaccate)

4 Isia

1 Accademia nazionale d’arte drammatica

1 Accademia nazionale di danza

20 Istituti Superiori di Studi Musicali “ex pareggiati”

 

inoltre:

23 Accademie legalmente riconosciute, di cui 5 storiche.
10 Istituzioni non statali autorizzate a rilasciare titoli di alta formazione solamente per specifici corsi accreditati (ex art. 11 D.P.R. 212/2005).

Complessivamente le istituzioni AFAM contavano nell’anno 2013-2014 oltre 85 mila studenti iscritti, tra cui una quota di quasi 9 mila studenti stranieri, pari a oltre il 10%. I docenti con contratto a tempo indeterminato o determinato inserito negli organici sono circa 8 mila, mentre quelli con contratti di collaborazione sono poco meno di 4 mila. Nelle istituzioni AFAM lavorano poco meno di 2.500 non docenti (dati riferiti all’anno accademico 2013/2014 cfr. il documento Chiamata alle arti).

Il sistema istituzionale

La formazione terziaria nelle arti, nella musica e nelle arti performative è da considerare strategica, non solo da un punto di vista meramente culturale, che pure è fondamentale, ma anche perché consente di valorizzare enormi potenzialità espressive e di stimolare lo sviluppo economico ed occupazionale, dell’industria culturale e creativa e, più in generale, di tutta la filiera produttiva del “bello”.

La qualificazione del capitale umano ha effetti concreti sulla crescita culturale, economica e sociale del Paese.

Il settore è per sua natura multidisciplinare. E’ un suo punto di forza che va difeso e potenziato. Ogni schema rigidamente disciplinare finisce col deprimere l’innovazione e la creatività. Anche l’espressione artistica contemporanea è divenuta sempre più multidisciplinare e multimediale.

Il sistema AFAM ha due riferimenti ministeriali fondamentali: MIUR e MIBACT. La programmazione strategica deve fondarsi su una vera roadmap integrata e condivisa tra i due ministeri, sull’esempio delle migliori pratiche europee, ma senza dimenticare il ruolo tutto particolare e ampiamente riconosciuto che l’Italia gioca nel contesto internazionale dei beni artistici e culturali. All’altro capo occorre considerare che il sistema ha e deve mantenere un forte riferimento territoriale perché innerva e stimola la formazione culturale, non solo dei suoi studenti, ma di tutti i cittadini, nel rapporto con l’arte.

La “terza missione” delle istituzioni AFAM è altrettanto, o forse più cruciale, di quella delle università.

Le istituzioni AFAM fanno parte a tutti gli effetti del sistema nazionale integrato e plurale dell’alta formazione terziaria, al pari delle università. Hanno le medesime prerogative di autonomia, come previsto dalla Costituzione e come stabilito dalla legge n. 508/1999. Devono poter esercitare i medesimi livelli di responsabilità e devono essere sottoposte ad uno stringente sistema di valutazione dei risultati.

Il sistema AFAM presenta una maggiore varietà di tipologie istituzionali e una maggiore presenza di istituzioni private accreditate rispetto al sistema universitario. Questa presenza è anche in espansione per la crescente domanda di formazione artistica e musicale e per la diversificazione delle figure professionali collegate, alle quali il sistema pubblico non riesce a rispondere con la necessaria prontezza e flessibilità, soprattutto a causa della mancanza di una vera autonomia.

Obiettivo: uscire dal guado dell’autonomia insabbiata

E’ assolutamente urgente riprendere e completare il percorso dell’autonomia delle istituzioni AFAM, mantenendosi nel solco della legge 508/1999 per ciò che è ancora oggi valido e modificandola nei non pochi punti in cui non è più adatta alle esigenze attuali, come è normale dopo 16 anni dalla sua emanazione e viste anche le profonde modifiche intervenute nel frattempo nel mondo della formazione e della ricerca, come nella stessa società.

Lo stesso vale per i due decreti applicativi della legge 508, i DPR 132/2003 (organizzazione) e 212/2005 (didattica). Devono anch’essi essere modificati, integrati e adeguati alle mutate condizioni, tenendo conto dell’esperienza fatta nell’ultimo decennio e delle difficoltà incontrate ma anche tenendo presente le profonde modificazioni della normativa universitaria introdotte dalla Legge n. 240/2010 (“Legge Gelmini”).

E’ dunque maturo il tempo di un intervento legislativo organico sul sistema AFAM, che allinei più che possibile le istituzioni AFAM e quelle universitarie, pur mantenendo le rispettive peculiarità di modelli didattici, di ricerca e organizzativi. A questo intervento seguirà una nuova stagione di stesura di statuti di piena autonomia come occasione per una crescita della consapevolezza complessiva del sistema.

 

Proposte

  • MIUR-MIBACT. Lanciare un programma congiunto tra i due ministeri (tenendo conto in particolare della neocostituita Direzione Generale Educazione e Ricerca del MIBACT e dei suoi compiti) che funga da supporto integrato al coordinamento e allo sviluppo delle istituzioni AFAM e al loro rapporto con tutte le istituzioni dei beni artistici e culturali e con il settore delle “imprese culturali e creative”  Autonomia organizzativa. L’articolazione interna delle istituzioni AFAM deve essere stabilita dalle medesime istituzioni in sede di statuto. Come nelle università in cui sono state eliminate le facoltà, occorre semplificare le strutture organizzative interne. Inoltre va introdotta una vera figura dirigenziale amministrativa con incarico a tempo determinato affidato dal consiglio di amministrazione.
  • Gestione autonoma del personale. Liberare le istituzioni AFAM dal sistema nazionale di gestione del personale docente e tecnico-amministrativo di ruolo (graduatorie e quant’altro) passando ad un sistema simile, per livello di autonomia locale e presenza di controlli nazionali ex post, a quello in vigore nelle università. Mettere a budget includendo l’intero finanziamento statale alle istituzioni statali AFAM, comprendendovi anche gli stipendi del personale.
  • Reclutamento docenti. Imitare anche nel reclutamento dei docenti la normativa universitaria: scelte affidate a commissioni locali su platee di candidati in possesso di un’abilitazione nazionale. Semplificare l’attribuzione degli incarichi di docenza a tempo determinato. Introdurre i contratti (a tempo determinato ma rinnovabili) per docenti di chiara fama.
  • Valutazione. Fermo restando che la valutazione è un necessario complemento dell’autonomia e della responsabilità e che va preservato il ruolo dell’Agenzia Nazionale di Valutazione (ANVUR) anche nei confronti del sistema AFAM, occorre rafforzare la presenza istituzionale di esperti di questo sistema in seno all’ANVUR, anche tenendo conto delle esperienze europee che hanno già coinvolto Accademie e Conservatori.
  • CNAM. Riattivare il Consiglio Nazionale dell’Alta Formazione Artistica e Musicale, organo di rappresentanza democratica nazionale estremamente importante per il sistema AFAM, anche mantenendo la composizione attualmente vigente per legge, con pari dignità rispetto all’organo corrispondente (CUN) del sistema universitario. E’ comunque necessario mantenere uno stretto collegamento con il CUN e ipotizzare soluzioni nel merito.
  • Istituti musicali pareggiati. Statizzare gli istituti musicali pareggiati e, contemporaneamente, razionalizzare l’intera rete delle istituzioni di alta formazione musicale sul territorio fondendole o confederandole su base regionale o interregionale.

Problemi da approfondire

  •  Dualità tra Accademie e Conservatori. Pur confermando l’unitarietà fondamentale del sistema AFAM sia dal punto di vista interdisciplinare che dal punto di vista della produzione creativa, sarebbe opportuno separare le sorti e le soluzioni normative tra le istituzioni di alta formazione artistica e le istituzioni di alta formazione musicale in funzione delle loro tipicità?
  • Politecnici delle Arti. Fermo restando che la fusione o federazione di istituzioni dello stesso tipo può essere regolata da norma apposita (come per le università), l’istituzione di speciali “Politecnici delle Arti” (comprendenti istituzioni di diversa tipologia) prevista dalla legge n. 508 è ancora un’opzione auspicabile o credibile? Dev’essere incentivata o deve rimanere tra le possibili scelte autonome delle istituzioni coinvolte?
  • Ruolo delle Regioni. Ci dev’essere un ruolo delle Regioni o di sistemi macroregionali nel sistema AFAM (a parte la gestione del diritto allo studio)? In funzione anche della terzQuale sarà l’impatto sull’AFAM, se ce n’è uno, della riforma costituzionale attualmente in discussione in Parlamento? Più in generale, quali sono i rapporti delle istituzioni AFAM con il loro territorio avendo consapevolezza dell’importanza sapendo quale sarebbe il contributo alla qualità sociale di questo comparto attraverso lo sviluppo della “terza missione”?
  • Accreditamento. Anche in considerazione del modello universitario come si può migliorare il sistema di accreditamento delle istituzioni statali e di quelle private,?
  • Governance monocratica o duale? In una autonomia più matura, è opportuno valutare un nuovo modello di governance che superi l’attuale dualità tra presidente e direttore,?
  • Contratto docenti. Mantenere la contrattualizzazione del personale docente AFAM o passare ad un sistema di stato giuridico e stipendiale definito per legge? Come gestire l’eventuale transitorio?

Obiettivo: Autonomia didattica

L’attuale sistema didattico è eccessivamente vincolato da norme nazionali di dettaglio, l’autonomia didattica è imbavagliata. Così è difficile condurre il confronto e la competizione a livello internazionale e con le istituzioni private del medesimo settore. Inoltre la flessibilità e la prontezza di risposta alle esigenze degli studenti diventano assai basse proprio in un campo dove innovazione e creatività intrinseche spingono a modelli formativi e occupazionali rapidamente cangianti.

In un quadro di autonomia deve anche essere risolto il problema degli studenti pre-accademici, cioè iscritti ai conservatori in età pre-universitaria per studiare musica e imparare all’età giusta a suonare uno strumento. Si tratta di una tipica attività di “terza missione” dei conservatori ma che è svolta anche da altre istituzioni sul territorio.

Proposte

  • Liberalizzare denominazioni e contenuti dei corsi di diploma, garantendo il rispetto di poche norme generali di carattere nazionale e introducendo serie procedure di accreditamento. Questo gioverebbe soprattutto per rispondere rapidamente alle esigenze sempre diverse del mondo studentesco e del mercato del lavoro.
  • Corsi di diploma di II livello. Occorre provvedere con estrema urgenza al passaggio dei corsi di diploma di II livello dalla fase sperimentale a quella stabile, anche per permettere l’equipollenza tra il diploma di II livello e la laurea magistrale secondo quanto già stabilito dalla legge ma non attuato. Le tabelle sono sostanzialmente pronte e anche il comitato che sostituisce temporaneamente il CNAM può esaminarle e approvarle in breve tempo.
  • Corsi pre-accademici. Esercitare al più presto la delega data dal Parlamento al Governo (L. 107/2015, art. 1, c. 181, lett. g), n. 5) per provvedere mediante un decreto legislativo ad armonizzare i percorsi formativi di tutta la filiera del settore artistico-musicale, con particolare attenzione al percorso pre- accademico dei giovani talenti musicali, anche ai fini dell’accesso all’alta formazione artistica, musicale e coreutica e all’università, utilizzando per questo obiettivo l’accurata analisi del problema svolta dalla conferenza dei direttori di conservatorio.
  • Esclusività del percorso accademico nei conservatori. Andrebbe eliminata la possibilità della doppia frequenza di corsi universitari e di corsi accademici (1^ e 2^ livello) dei conservatori.

Problemi da approfondire

Differenziazione docenti. Nell’eventuale prospettiva della modifica del reclutamento, nella gestione del transitorio, in considerazione di percorsi già considerati in ambito universitario, sarebbe opportuno differenziare i docenti in base al livello di diploma al quale insegnano?

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