Teoria o pratica? Una vecchia storia
Lo Schema di decreto legislativo recante norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività (382), presentato al Senato dal CdM il 16 gennaio ultimo scorso, delega prevista dal comma 181 punto G della c.d. Buona Scuola, non cessa di attirare attenzione, se non preoccupazione, provenienti anche da altri sistemi, come quello dell’Afam, o quello, oggi ancor più distante, dell’Università; sistemi, ambedue, che da una delega scolastica poco dovrebbero venir coinvolti.
Il 2 febbraio, nel corso delle audizioni presso la VII Commissione della Camera dei Deputati, il prof. Marco Abate, coordinatore della Commissione III (Didattica) del Consiglio Universitario Nazionale, dopo aver ammesso un’iniziale disattenzione nei confronti della delega sulla cultura umanistica («ce ne siamo accorti ieri sera…») lamenta come al comma 1 dell’art.4, tra le istituzioni previste per «realizzare un sistema coordinato per la progettazione e la promozione della conoscenza e della pratica delle arti, quale requisito fondamentale del curricolo di ciascun grado di istruzione del sistema nazionale di istruzione e formazione» (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e suoi istituti, Istituto nazionale documentazione, innovazione e ricerca educativa (INDIRE), Istituzioni scolastiche, Istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM), Istituti tecnici superiori (ITS), Istituti di cultura italiana all’estero) non sia citata l’Università. «Ci auguriamo sia una dimenticanza», conclude , perché «non è possibile che non si parli di Università quando si parla di storia dell’arte o di beni culturali».
Il rappresentante del CUN prosegue ricordando come sarebbe opportuno che il CUN, «unico organo di rappresentanza del sistema universitario che contiene al suo interno tutte le competenze di tutte le aree», venga coinvolto nella scelta dei componenti della Commissione Nazionale per la Preparazione delle Prove e della Conferenza Nazionale per la Formazione Iniziale e l’Accesso alla Professione Docente, organi previsti invece dalla delega 377.
Ma la delega 382 ha attirato pure l’attenzione di un’ altra autorevole rappresentante del sistema universitario, Giuseppina La Face, che dalle colonne del «Fatto Quotidiano» ha dapprima messo in luce l’eterogeneità delle categorie nominate nell’art. 1 della delega (tra cui l’orrido Made in Italy, deriso pure, peraltro, da Luigi Berlinguer nel suo intervento del 2 febbraio), per poi osservare la totale assenza di un sintagma («storia della musica») dal testo in questione. Dopo aver segnalato la nota posizione di Tullio De Mauro («Guai se il cinema entra nella scuola come manuale di storia del cinema: se entra, deve entrare come pratica operativa; lo stesso ragionamento vale per la musica»), Giuseppina La Face conclude in sostanza sulla stessa lunghezza d’onda del rappresentante del CUN sopracitato: «Il disegno legislativo assegna un ruolo alle Istituzioni dell’alta formazione artistica e musicale (Afam). Non cita quello spettante alle università. Non mi dite, cari lettori, che la ministra non menziona l’Università perché priva di laurea. Tanti ministri prima di lei si sono comportati così».
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