Non dividiamoci
Alla presenza, tra gli altri, di due autorevoli membri delle settime Commissioni di Camera e Senato, la sen. Elena Ferrara e l’on. Giulia Narduolo, si è tenuto lunedì scorso a Rovigo l’incontro La riforma dei conservatori dal 1999 ad oggi: formazione artistica o formazione di competenze?. Un incontro in due parti (tavola rotonda e incontro pubblico) di cui riportiamo alcuni dei temi e degli interventi ascoltati.
Il tema conduttore dell’intero incontro è stato il problema del personale docente precario inserito nelle graduatorie della Legge 128/2013, soprattutto alla luce dei rumors attorno alla bozza di decreto sul reclutamento che dovrebbe essere presentato ai sindacati il 27 settembre (e che tutti gli autorevoli intervenuti hanno dichiarato di non avere ancora letto).
Nel corso dell’incontro sono stati trattati anche il tema più generale del riordino e quello dei corsi pre-accademici. Stante l’attuale numero di allievi di corsi accademici (meno di 17000 su oltre 40000 censiti nel 2015-2016) è stato messo in luce il pericolo di chiusura/accorpamento per i Conservatori medio piccoli se dovesse attuarsi lo scorporo della fascia pre-accademica, nonché i rischi di tale scorporo, data l’attuale impossibilità che SMIM e Licei Musicali adempiano oggi al compito di fornire una formazione musicale professionalizzante, secondo alcuni peraltro estranea alla loro missione.
Dopo la lunga relazione introduttiva di David Macculi del Conservatorio di Adria è intervenuto Paolo Troncon, Presidente della Conferenza dei Direttori, che ha segnalato come il decreto che sta per uscire impatti inevitabilmente dopo tutti questi anni su una situazione mutata. Ha quindi commentato la recente mozione della Conferenza dei Direttori, spiegando come un concorso nazionale non sia la procedura corretta per stabilizzare del personale di cui i Conservatori hanno anzitutto un assoluto bisogno. A proposito delle preoccupazioni sullo scorporo dei pre-accademici ha ricordato come questi corsi in realtà oggi non esistano: istituiti dalla Conferenza dei Direttori nel 2005 in via transitoria, ancora oggi non sono molto più che dei corsi liberi, non hanno alcun tipo di riconoscimento. Ha quindi invitato a concepire eventualmente corsi pre-Afam che siano compatibili con la riforma e con la classificazione europea dei titoli.
I parlamentari e gli amministratori locali intervenuti hanno poi manifestato tutta la loro preoccupazione, tanto per il problema del precariato quanto per il possibile ridimensionamento dei Conservatori veneti; il sen. Amidei ha anche annunciato la recente presentazione di una sua ulteriore interrogazione parlamentare dopo quella del 31 marzo scorso sul futuro del Conservatorio di Adria (in cui domanda, tra l’altro, se il Ministro «non trovi inopportuna l’immissione in ruolo dei precari di istituti privati o pareggiati, senza che abbiano sostenuto un concorso e senza alcuna procedura statale di reclutamento, a discapito dei precari statali ricompresi nelle graduatorie di merito, ma ancora in attesa di inserimento definitivo»), mentre l’on. Narduolo ha rassicurato circa il fatto che il decreto sul reclutamento dovrà poi ricevere i pareri delle Commissioni e ha auspicato che lì si possa trovare un dialogo con il Ministro.
Dopo alcuni applauditissimi interventi di docenti inclusi nella graduatoria 128, che hanno giustamente ricordato come interi settori di insegnamento, come quelli della musica antica e delle nuove tecnologie, si reggano quasi interamente su personale precario, e come l’ipotesi di un concorso suonerebbe ora come un’umiliazione della loro professionalità (oltre a non esistere il relativo personale di ruolo per formare le commissioni giudicatrici…), la sen. Ferrara ha riferito su come la Settima Commissione del Senato abbia cercato di portare l’attenzione del Ministro anche sulla 128. Ha poi rivendicato l’importanza del passaggio al nuovo ordinamento, invitando a non limitarsi a guardare al passato e al vecchio Conservatorio. I Conservatori del 1930, così la senatrice, devono allinearsi alla 508 mantenendo tutta la loro virtuosità, ma proiettandosi verso la formazione terziaria e i dottorati di ricerca, senza dover necessariamente dismettere del tutto l’impegno nel pre-accademico, che però va riorganizzato. Infatti nella 107 c’è una delega che riguarda la valorizzazione delle arti, e quindi anche della musica, in cui si parla di armonizzazione della formazione musicale nel segmento della secondaria superiore. Quindi va benissimo che ci siano ancora corsi pre-Afam in Conservatorio, ma solo per quella fascia di età, e che si facciano convenzioni. Vanno insomma stimolate tutte le sinergie possibili, anche quelle delle 2000 SMIM e dei 134 Licei Musicali, tenuto conto che l’obiettivo del governo è proprio quello di aumentare la fruizione e lo studio della musica a tutti i livelli, nonché di una valorizzazione dell’intero sistema. Le giuste richieste dei precari si devono dunque tenere insieme con tutto il resto e con le necessità degli studenti. Non si può certo ritornare ai Conservatori del passato, all’arte di bottega. Va data rilevanza all’autonomia degli Istituti e vanno fatti specifici ragionamenti territoriali affinché possano emergere talenti.
Infine un invito: «L’Afam è un settore piccolo, non dividetevi!»
bruno dal bon renato principe
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Non dividersi è certamente un unvito da accogliere a mani giunte, ma prima ancora bisognerebbe cercare di togliere la testa da sotto la sabbia, il che significherebbe smetterla di proteggere ad oltranza categorie già privilegiate. La questione del reclutamento va discussa, eccome, soprattutto alla luce delle nuove ambizioni AFAM, prima tra tutte la sacrosanta istituzione dei dottorati di ricerca. In breve, si potrebbe cominciare col porsi la seguente domanda: quanti degli attuali docenti AFAM (compresi quelli appartenenti alla 143 e alla 128) posseggono un dottorato di ricerca? Se i conservatori e le accademie di belle arti inizieranno veramente (e su larga scala) ad offrire programmi di Ph.D., sarà conseguentemente necessario che dette istituzioni dispongano di professori/Ph.D., almeno nelle aree teoriche e teorico-pratiche (per es. Poesia per musica, Teoria e tecnica dell’interpretazione scenica, Regia, Storia dello spettacolo etc.). I precari vanno tutelati, ma va tutelato anche il merito e il livello dei venturi programmi dottorali. Il che significa, innanzitutto, smetterla di attribuire (secondo la tabella ministeriale) un punticino stiminzito (mi pare, ma anche fossero tre, la cosa non cambierebbe) ai dottorati di ricerca (vedi le graduatorie di istituto attraverso le quali gli attuali 128 hanno guadagnato il loro status di precari visibili). Le procedure e i criteri (soprattutto) di reclutamento vanno ridicussi, eccome, specialmente per quelle materie teoriche e teorico-pratiche storicamente rimaste nettamente fuori dal focus delle discussioni AFAM e conseguentemente consegnate all’arbitrio di commissioni molto spesso non adatte a valutare correttamente l'”accademicità” (ripeto, indispensabile per alcuni ambiti disciplinari) degli aspiranti docenti.