La protesta, la proposta.
La giornata nazionale dell’Alta Formazione proclamata dall’assemblea congiunta dalle Conferenze nazionali dei Presidenti, dei Direttori e dei Presidenti delle Consulte degli studenti dei Conservatori statali e non statali per il 13 febbraio u.s. e che si sta in realtà prolungando per tutto il mese, ha visto susseguirsi diverse iniziative in vari Conservatori italiani, che il sito della Conferenza dei Direttori ha raccolto in un quadro sinottico assai chiaro e ben fatto.
A oggi 25 febbraio, ma il quadro è chiaramente suscettibile di aggiornamenti, le iniziative di cui si dà conto sono circa 160; la tabella contiene però complessivamente 76×14= 1064 campi, la stragrande maggioranza dei quali sono dunque vuoti.
Gli Istituti che hanno organizzato almeno un evento sono 61 sui 76 totali; del tutto assenti i Conservatori di Benevento, Latina, Frosinone, Matera, Monopoli, Salerno e Vicenza, gli I.S.S.M di Gallarate, Nocera Terinese, Ravenna, le tre Istituzioni autorizzate a rilasciare titoli Afam ( la Scuola di Fiesole, la Civica di Milano e la Saint Louis di Roma), ma soprattutto i Conservatori di Roma e Napoli. Un altro Conservatorio di grandi dimensioni, quello di Milano, ha inserito come manifestazione per il giorno 13 una masterclass di liuto, e ha poi aggiunto all’elenco altre iniziative relative a sue rassegne interne già programmate, così come hanno fatto molti altri Istituti. Un altro, quello di Cagliari, ha inserito nello schema gli esami finali di arpa, canto, pianoforte e flauto.
Nel complesso, delle 76 Istituzioni considerate solo una quarantina hanno promosso concerti e altre manifestazioni realmente concepite per la mobilitazione proclamata, o hanno quantomeno accompagnato concerti già previsti con comunicati, volantini o interventi sul tema.
Risulta evidente a colpo d’occhio l’impegno dei Conservatori e Istituti siciliani, che ha poi portato alla manifestazione comune del 19 febbraio ad Agrigento, che sarà poi replicata il 27 a Palermo, mentre altre scuole, come ad esempio il Conservatorio di Como, hanno preferito puntare maggiormente su momenti di incontro e dibattito pubblico.
Sempreché non manchi nulla, dal prospetto parrebbe emergere un impegno assai modesto, per non dire inesistente, da parte di alcune delle Istituzioni più grandi, e soprattutto da parte di quelle ubicate nelle città più grandi. Un dato un po’singolare, per una protesta che nasce da una mozione approvata all’unanimità e senza astenuti dalle tre Conferenze sopracitate; un dato che suggerisce forse qualcosa circa una riorganizzazione geografica complessiva che da molte parti si dà ormai come ineluttabile.
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