La cultura italiana vale 48 miliardi.
Anzi, 72.
Seconda edizione dello “studio” Italia Creativa pubblicato da Ernst & Young sui dati del 2015 e presentato l’altro giorno alla Triennale di Milano alla presenza di Filippo Sugar (Siae), Fedele Confalonieri (Mediaset), Luciano Fontana (Corriere della Sera), ma soprattutto del Ministro della Cultura, romanziere, intellettuale Dario Franceschini e del musicista Manuel Agnelli (foto).
Secondo lo studio l’industria creativa e culturale italiana vale quasi 48 miliardi (ma con un potenziale di ulteriori 24: totale 72) e i ricavi diretti crescono del 2,4%, più del Pil nazionale. Tra occupati diretti e indiretti, dà lavoro a oltre 1.000.000 di persone (con altri 15.000 nuovi posti creati nel 2015), ed è il terzo settore per occupazione dopo quello edile e della ristorazione/alberghiero. La “musica” avrebbe segnato il record di crescita in termini di valore economico diretto (+10%).
Qui due assai diverse sezioni dell’importante studio: quella sulle arti performative e quella sulla musica.
Qui invece si può scaricare l’intero studio.
Per aiutare nella lettura, ecco una piccola slide sulla “visione olistica” proposta da E&Y:
Lo studio ospita anche contributi di musicisti e operatori del settore; tra questi, Ennio Morricone, che scrive:
«I Conservatori di Milano, di Roma, di Firenze e molti altri in Italia godono di grande prestigio: sono veramente in grado di “inventare” musicisti. Il problema principale non sono i Conservatori, ma la mancata azione dello Stato nel favorire l’occupazione di chi ne esce. Ci sono migliaia di disoccupati che sanno suonare, hanno studiato bene: per loro lo Stato non fa niente, li abbandona senza aiutarli a trovare un lavoro. Questo stato delle cose non può proseguire a lungo, lo Stato deve fare qualcosa.
D’altra parte, una critica va indirizzata anche ai Conservatori. Talvolta i loro diplomati non dimostrano talento sufficiente per intraprendere una professione dignitosa. Perché questo accade? Perché non sono stati allontanati dal loro percorso di studi quando hanno dimostrato di non possedere qualità musicali. In questi casi, anche i Conservatori hanno una parte di responsabilità. Un Maestro che insegna violino, flauto o qualsiasi altro strumento, dovrebbe dissuadere i propri allievi meno portati dall’intraprendere la professione di musicista, se questi non hanno le qualità necessarie. Invece generalmente non lo fa, perché altrimenti perderebbe il proprio stipendio: non avendo allievi, il Conservatorio licenzierebbe insegnanti. Perciò spesso i Conservatori ammettono persone senza particolari doti musicali allo scopo di garantire lo stipendio dei docenti».
Qui alcuni articoli di stampa sull’importante evento:
Il video seguente è tratto invece da askanews.it