Il mondo Afam come volontà e rappresentanza. Lettera aperta alle Organizzazioni Sindacali.
La situazione in cui versa (ciò che sarebbe dovuto diventare) il sistema dell’Alta Formazione Artistica e Musicale pone a tutti noi svariate difficoltà persino nel formulare domande; l’oggetto appare sfuggente e a fatica riducibile anche solo a un nome che lo possa identificare con criteri di univocità. Quale nome abbiamo oggi a disposizione per definire non già ciò che fummo, non ciò che saremmo dovuti essere, ma piuttosto ciò che siamo, ciò che stiamo facendo ormai da molto tempo?
L’Alta Formazione non è ancora (ma si può usare questo debole avverbio dopo oltre quindici anni?) quella cui pensò il legislatore nel 1999, ma non è più nemmeno “il mondo di ieri” di un sistema di istruzione quasi meramente professionale; ciò che preoccupa, senza voler fare i corvi, è l’eventualità che il più si sia già impadronito abusivamente anche del futuro. Nevermore?
Uno degli aspetti a nostro avviso maggiormente responsabili del non ancora, e forse anche del non più, è stata la rappresentazione del mondo di cui stiamo parlando come monade difficilmente scomponibile: ogni approccio a suoi aspetti specifici veniva prima o poi scoraggiato o rimandato in nome di una “visione complessiva”. Che però non esisteva.
Un altro dei meccanismi che nel tempo hanno reso impossibile capire di che cosa si stesse parlando è stata la commistione tra le aspettative delle scuole e quelle del personale. Qualcuno quando parlava delle prime sottintendeva anche il secondo, qualcuno no. Un problema linguistico (l’univocità più o meno condivisa del termine arbitrariamente scelto) ha fatto sì che si parlasse e discutesse a lungo ma invano del futuro: alcuni pensavano che scuole e personale fossero la stessa cosa e che avrebbero seguito lo stesso destino, altri, tra cui ci sentiamo forse di annoverare l’attuale sinedrio ministeriale, hanno fatto qua e là trasparire esattamente il contrario. Per costoro un conto è il futuro del sistema-non-più-non-ancora, un altro conto il futuro dell’attuale personale.
Oggi, e intendiamo davvero in questi giorni, due forze, non sappiamo quanto divergenti, rischiano di dilaniare il sistema-non-più-non-ancora: da un lato l’inerzialità del potere politico e amministrativo (inutile ripetere quanto già lamentato in recenti appelli e denunce), dall’altro l’accelerazione attorno al nuovo assetto dei Comparti di Contrattazione nella Pubblica Amministrazione.
Crediamo che a questo punto sia davvero venuto il momento di abbandonare il vaniloquio monadico, fin qui fallimentare, e di osservare il problema attraverso un approccio più pragmatico: attraverso la scomposizione, anche dolorosa, della presunta monade.
Per questo abbiamo deciso di rivolgerci alla totalità della rappresentanza sindacale del personale del sistema-non-più-non-ancora: per interrogare voi che avete potuto seguire lungo tutti questi anni di traversata del deserto, le intenzioni, le reticenze, le fandonie di cui tutti noi non abbiamo invece quasi mai avuto notizia se non in modo indiretto, sghembo, indecifrabile. Non vi chiediamo quindi di avanzare le vostre ipotesi su misteriose intenzioni ministeriali, di questo davvero non ne possiamo più, ma piuttosto di rispondere, ognuno dalle sue posizioni, a sei semplici domande che riguardano un tema che più di ogni altro rientra nelle vostre competenze: la nuova collocazione del sistema-non-più-non-ancora all’interno o al di fuori dei futuri Comparti.
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Come leggete la situazione attuale del sistema alla luce dei dati relativi al rapporto tra corsi e studenti dell’Alta Formazione e corsi e studenti cosiddetti pre-accademici?
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Ritenete che sulla base dei numeri di cui sopra sia ipotizzabile pensare, anche non immediatamente, a una reale assimilazione dei profili professionali dei docenti Afam a quelli dei docenti universitari, anche a costo di perderne la funzione di rappresentanza?
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Dovesse realizzarsi l’assorbimento dell’attuale Comparto Afam all’interno del venturo Comparto della Conoscenza, quali iniziative pensate di intraprendere, quali aspetti dell’attuale disciplina contrattuale credete si possano difendere e tutelare attraverso le “specificità” di cui parla il Ministro Madia? Quali resistenze verranno messe in atto nei confronti di un livellamento anche economico verso il basso?
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Non pensate che il progressivo smantellamento di presidii di specificità come la Direzione Generale Afam (quale che sia il giudizio che se ne può dare), il C.N.A.M., e oggi il Comparto Afam, messo in atto anche attraverso implicite e menzognere promesse di avvicinamento dell’Afam al sistema universitario, sia stato in realtà un dispositivo congegnato appositamente per derubricare la Grande Afam a bad company e contestualmente creare una Piccola Afam del tutto diversa? Quali iniziative avete messo in atto per contrastare questo disegno, qualora lo abbiate giudicato sbagliato?
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Non credete che, al netto di valutazioni quantitative, il motivo reale che ha fin qui impedito un avvicinamento del sistema-non-più-non-ancora al sistema universitario non derivi da considerazioni circa il reclutamento, la valutazione, la governance, ma piuttosto da profonde e inaccettabili resistenze messe in atto dal sistema universitario (da sempre sospettoso nei confronti di saperi che non si esauriscano sul piano teorico) oltre che dal mancato riconoscimento da parte del potere politico di questo Paese della centralità, dell’importanza e della dignità della formazione musicale superiore? Quanto siete realmente convinti di questa centralità, di quest’importanza, di questa piena dignità?
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Quando si parla di Afam si ha talvolta l’impressione che non si parli in realtà di noi, o di tutti noi. Forse solo di alcuni istituti, forse di nuove Accademie, forse solo di alcuni di noi. Chi sarà l’Afam quando il sistema-non-più-non-ancora sarà finalmente Afam?
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https://www.docenticonservatorio.org/il-mondo-afam-come-volonta-e-rappresentanza/https://www.docenticonservatorio.org/wp-content/uploads/2016/03/busta.pnghttps://www.docenticonservatorio.org/wp-content/uploads/2016/03/busta-150x150.pngapprofondimentiUncategorizedLa situazione in cui versa (ciò che sarebbe dovuto diventare) il sistema dell’Alta Formazione Artistica e Musicale pone a tutti noi svariate difficoltà persino nel formulare domande; l’oggetto appare sfuggente e a fatica riducibile anche solo a un nome che lo possa identificare con criteri di univocità. Quale nome abbiamo...RedazioneRedazione info@docenticonservatorio.orgAdministratorConferenza dei docenti dei Conservatori di musica italiani
Mi spiace dirlo ma è una lettera contorta, ridondante, inutilmente complicata da termini pseudo filosofici usati un po’ a casaccio. Per non parlare delle sgrammaticature e delle ripetizioni. Se è così che intendiamo farci valere e dimostrare che siamo degni di un livello universitario, poveri noi. Ovviamente non la sottoscrivo, anche perché le sei domande ai sindacati sono, secondo me, largamente insufficienti e non centrano affatto i problema.
Scusatemi ma concordo pienamente con la collega: cosa volete ottenere con questa lettera? Perché invece di fare domande non fate affermazioni. E infine perché non parlate del problema della legalizzazione e regolamentazione dei corsi presto accademici? Per il momento non firmo, se cambiate la vostra lettera e fate capire cosa vorremmo veramente se ne riparla.
Anch’io sono pienamente d’accordo coi due colleghi. Bisogna essere più diretti e farsi capire bene da chi dovrebbe ascoltarci. Per ora non firmo neanche io.
Ma chi é questo Fusaro dell’AFAM ?
Perché esibisce un narcisistico sfoggio di “cultura”, se poi non si apisce cosa ha scritto?
Speriamo che non lo leggano quelli del Ministero, sarebbe un motivo in più per distruggere quel che resta dell AFAM.
:-))
Cari colleghi,
forse non è ancora del tutto chiaro che la situazione è drammatica! A parte proclami d’intenti e chiacchiere varie che in questi anni sono circolate un po’ ovunque e a sproposito, diciamolo chiaramente e amaramente: la nostra professione in Italia (come tutte le professioni artistiche e culturali) viene considerata, ed è sempre stata considerata da tutti i governi, ovvero dalla politica nazionale,assolutamente secondaria se non addirittura inutile ed ininfluente sia sotto il profilo dell’interesse sociale che economico (vuoi mettere fare l’avvocato,il medico, l’ingegnere o…. il deputato? quelle sì che sono professioni!)
Dunque siamo talmente sopraffatti da tale becera e generale ignoranza che non stupisce l’infame atteggiamento “declassatorio” che sta smontando pezzo per pezzo l’AFAM alla faccia delle “specificità” di cui parla il Ministro Madia e nemmeno stupisce l’odio e la pervicace ostilità che l’Università dei baroni e delle clientele nutre nei nostri confronti.
Sono dunque felice quando miei ex allievi trovano lavoro e grandi soddisfazioni professionali all’estero dove il rispetto per l’artista ed il musicista in particolare è ai massimi livelli, alla faccia di chi sostiene (Governo Renzi) che l’Italia è il paese della cultura e di grandi talenti ecc.ecc……..
Siamo veramente stanchi di sentire balle e fesserie tutti i giorni quando la realtà è un vicolo cieco dal quale sarà difficile uscire se non mobilitandoci TUTTI insieme con azioni forti e decise seguendo l’esempio di altre numerose categorie che lottando con le unghie e con i denti hanno infine ottenuto il riconoscimento della propria dignità professionale.
Siamo alle solite: se ognuno di noi se ne sta a casa a guardare nulla cambierà, ma peggio ancora saremo scaraventati presto in un mortificante angolo buio e senza uscita.
Meditate gente, meditate!
Anche a me il testo sembra un po’ contorto, tanto più se consideriamo che il 98 % dei docenti di conservatorio non sa cosa sia una monade. Ma in questa fase, e a 5 giorni dalla data del 4 aprile, non possiamo costruire una lettera dal basso, mediata e concordata, né rammaricarci perché non è stata fatta prima. E’ importante invece fare percepire il nostro disagio, se non la nostra rabbia; non possiamo permetterci il lusso di essere divisi. Non approvo pienamente il testo, ma totalmente ne condivido i timori, pertanto firmo e invito i colleghi a firmare.
Concordo pienamente con la collega Laura e gli altri che l’hanno seguita. Ma la mia posizione, e non solo perché sono giunto ormai a 5 anni dalla pensione, è radicalmente conservatrice e volutamente miope: accetto volentieri tutti gli insulti del caso da menti più giovani e ‘progressive’ della mia. La Riforma non è stata nient’altro che una abilissima manovra dei poteri centrali (avallata da sindacati che si saranno pentiti, forse, del loro operato) per eliminare gradualmente i Conservatori ed agevolare lo sviluppo dell’insegnamento privato, con la scusa dell’aggiornamento a modelli europei ed universitari dei quali i Conservatori potevano e dovevano tranquillamente fare a meno. Il documento, oltre ad essere fumoso e criptico, è per me quai del tutto inconprensibile. Ma io sono un dinosauro. Non datemi retta.
Concordo con i colleghi che giudicano questa lettera fumosa e poco chiara. I difetti della legge 508 ed i problemi da essa lasciati sul campo sono noti e dibattuti da molti anni ormai; io penso però che sia sempre molto comodo accusare i politici corrotti, ignoranti, o animati da chissà quali indicibili interessi. Senza dubbio queste componenti ci sono, ma io credo che dovremmo guardare con molta lucidità anche a noi stessi; si discuteva di queste cose quando io ero ancora studente (più di trent’anni fa) e già allora mi sembrava utopistico e poco serio pensare di trasportare tutta intera la realtà dei conservatori (ciò che oggi chiamiamo Afam) nel comparto universitario, e sostanzialmente rimango dello stesso parere. Se Alta formazione deve essere, lo deve essere in tutti i sensi; io credo che certe resistenze nel nostro corpo docente abbiano ostacolato questo processo, sgombrando così il campo all’azione delle forze che veramente remano contro il nostro settore. Insomma, come spesso succede, ci siamo fatti del male da soli, ed abbiamo così facilitato il compito di chi ci è ostile. Naturalmente, malgrado lo sfogo, mi auguro che si riescano a portare avanti le giuste ragioni di salvaguardia del valore culturale del nostro comparto.
Questa lettera , probabilmente partita con buoni intenti, mi lascia esterrefatta e confusa a tal punto che non saprei cosa rispondere.
Viene da chiedersi il perche’ ci troviamo in questa situazione.
Non firmo.
Molta confusione, poca chiarezza, scarsa determinazione, linguaggio drammatico da chi vuole dimostrare di sapere qualcosa mentre, a mio avviso, si dimostra solo tanta incertezza e confusione. La semplicità e la chiarezza di espressione sono alla base di una cultura dell’essere. Poi, perché queste domande, noi dovremmo affermare dei diritti e non,postulare. Purtroppo il livello dei conservatori e’ questo, anche facendone parte mi dissocio profondamente dagli estensori di questa lettera.
Concordo con i colleghi: sul fatto che si debba fare fronte comune; sul fatto che la mancanza di una visione complessiva del problema abbia negli anni generato un mostro tenuto in vita dalla buona volontà e dalla professionalità dei docenti; sull’opposizione netta ad un decreto che svilisca ancora di più i docenti che, come intellettuali portatori di saperi di altissimo livello, sono da troppo tempo ridotti ad un pendolarismo vergognoso, ma è estremamente imbarazzante dover sottoscrivere una lettera astrusa nel lessico e nei contenuti, di difficile ed ambigua interpretazione come unica forma di opposizione all’imminente sfacelo! Ho firmato perchè credo sia comunque importante far sapere che il disagio e l’amarezza sono palpabili.
Mi associo ai colleghi: questa lettera mi sembra inconcludente, non certo frutto di quella concretezza che dovrebbe contraddistinguerci in questo periodo di difficoltà. Il tono è quello di un esercizio di stile linguistico, assolutamente in linea con le tante chiacchiere (appunto il “vaniloquio monadico”) che sono state fatte fino ad adesso. Non firmo.
Ho l’impressione che chi ha scritto la lettera non abbia a cuore la sorte degli studenti e dell’insegnamento musicale in Italia. Niente firma.
Al di là di ciò che hanno già osservato i colleghi, credo che la lettera contenga anche qualche distorsione prospettica. Quando si scrive delle «profonde e inaccettabili resistenze messe in atto dal sistema universitario (da sempre sospettoso nei confronti di saperi che non si esauriscano sul piano teorico)», si è certi che l’affermazione corrisponda a realtà? Non c’è la possibilità che le facoltà di musicologia, che stanno conoscendo una contrazione degli iscritti, possano accogliere gli studenti AFAM come la manna dal cielo? E chi ci rimetterebbe, se non molti docenti AFAM, soprattutto quelli di materie teoriche e musicologiche, e prima di tutti gli attuali precari, che si vedrebbero soppiantati sine die dai docenti universitari delle stesse discipline?
Le reazioni dei colleghi alla lettera in oggetto sono senza dubbio legittime se non sacrosante. E sarà proprio per queste legittime se non sacrosante reazioni che fra poco ce la metteranno bellamente in quel posto.
Gentili Colleghi,
grazie per i numerosi commenti. Ci spiace che questa lettera sia risultata a molti di voi contorta e fumosa: non era questa la nostra intenzione. Come avrete certamente capito questo sito è uno spazio aperto. L’idea è quella di facilitare il confronto e la partecipazione e per questa ragione lo abbiamo realizzato con delle sezioni tematiche dove ogni docente registrato può intervenire e dar vita a gruppi di discussione. Saremmo dunque felici se da qui potesse prendere avvio un lavoro condiviso su questi e altri temi. Vi aspettiamo!
Ripubblichiamo il commento della collega Daniela Iotti, che abbiamo dovuto cancellare perché segnalato come spam.
“lettera contorta, sottoscrivo il iudiozio di quasi tutti i commentatori: linguaggio generico e banalmente ironico; le domande non sono chiare e non taoccano i veri problemi;se questo è ciò che esprime l’assemblea dei docenti di conservatorio, se questo è il livello della capacità critica e propositiva, allora meglio stare zitti e sperare che questo gruppo non vada avanti. Non solo non sottoscrivo, ma invito ad un’azione comune che diffidi questa associazione e ne prenda le distanze.”
Ma come potremmo mai esser presi sul serio se comunicassimo in questo modo da azzeccagarbugli?
Il linguaggio che denota un livello universitario non è certo questo, ma un modo chiaro, analitico, puntuale di porre i temi, e un modo evidente e documentato di porre le domande.
Detto questo, il famoso livello universtitario è sempre stato molto frainteso, la nostra tradizione precedente aveva tanto di buono ma anche tanto di marcio, e perdura l’abitudine di sentire gli allievi come proprietà per il proprio lustro personale e non proprio per il loro bene.
Vero: si parla delle istituzioni o della classe docente operante al momento? il dubbio è reale, ma anche perchè nella nostra classe docente si continua troppo spesso a concepirsi come maestri individuali con allievi proprietà personale, e non come cattedre che, ciascuna nel suo specifico, portano ad una preparazione adeguata per lo studente che infine sarà laureato presso il conservatorio di…, e non solo allievo di pianoforte di…
Questa rivoluzione culturale l’abbiamo mancata, in questi 17 anni, perchè NOI non siamo stati capaci di guardare oltre il naturale nostro narcisismo con intelligenza, e abbiamo continuato a dividerci tra materie principali (strumento) e complementari (il resto del mondo, che evidentemente non solo reputiamo inutile, ma anche fastidioso e dannoso). Poco importa che studenti che abbiano messo il naso fuori ci dicano che la nostra didattica è antica, e che all’estero si leggono tanti libri, si fa tanta analisi, si allarga molto la preparazione puramente tecnica, e che anche la tecnica strumentale viene affrontata su basi non solo empiriche ma scientifiche e documentate. Allora vogliamo continuare a fare i narcisi azzeccagarbugli? Io assolutamente no! Abbiamo avuto 17 anni (!) per cambiare mentalità, e solo in rarissimi e limitatissimi casi questo è avvenuto. Possiamo accelerare adesso, ma bisogna parlarsi chiaro.
Gentili colleghi, mi sento in dovere di intervenire perché la lettera l’ho scritta io e me ne assumo dunque la piena responsabilità. Le osservazioni e gli apprezzamenti, che ho letto con molta attenzione e sincero interesse, e che mi hanno fatto naturalmente riflettere, me li prendo quindi tutti io.
A @tarcisiobalbo mi sento di dire che sono d’accordo con lui sul fatto che le facoltà musicologiche guardino con evidente interesse al bacino rappresentato dagli studenti Afam, ma non vedo contraddizione con quanto espresso dalla domanda n.5; io continuo ad avere l’impressione che esista comunque un complesso di superiorità ben radicato nel mondo universitario, che riguarda non solo la musica in quanto attività anche pratica, ma proprio in quanto musica. In quanto ambito culturale o area tematica estranea alla cultura condivisa di questo Paese (anche a quella universitaria). Credo che oggi in Italia tentare di scardinare queste convinzioni radicate, che per me sono alla base delle ragioni reali per cui in tutti questi anni non si è fatto nulla per l’Afam, richieda un grande sforzo e un grande impegno, anche da parte delle organizzazioni sindacali. Tutto qui.
Circa le reazioni che la lettera ha suscitato (non parlo dei giudizi stilistici, di cui, ripeto, prendo atto; del resto, si fa quel che si può) devo dire che un po’ mi stupiscono. Non si tratta né di un “manifesto”, né di un appello, né di un elenco di richieste, ma, appunto, solo di una lettera con alcune domande, scritta nell’imminenza di una situazione specifica: l’incontro del 4. Come sapete, in tutti questi mesi si sono prodotte petizioni, appelli, interrogazioni, mozioni che chiedevano un’equiparazione del nostro status a quello dei docenti universitari. Non mi pare abbiano prodotto un granché, perché il governo sembra non aver nessuna intenzione di decontrattualizzarci (si veda l’ultima audizione del Ministro Madia in VII Commissione). Ora, di fronte al quasi sicuro assorbimento del Comparto Afam nel nuovo Comparto della Conoscenza, e poiché all’Aran ci andranno i sindacati, la lettera pone delle domande piuttosto concrete e, a mio avviso, non troppo fumose:
1. Rapporto corsi superiori/corsi preaccademici: è positivo o negativo?
2. È sufficiente quel rapporto (magari con soluzioni come quella della “propedeutica” al Triennio) per una prossima decontrattualizzazione?
3.Andasse come pare, quali “specificità” si potranno mantenere (orario, monteore annuo…)?
4.Non è che togliendoci un po’alla volta Direzione Generale, Cnam, Comparto, hanno in realtà voluto avviare un processo che condurrà a un’Afam di serie A e una di serie B (preoccupazione confermata dalle parole del Ministro di ieri)?
5. Vedi quanto già scritto sopra in risposta a Tarcisio Balbo.
6. Si può chiarire una volta per tutte che ricadute avrà un possibile “scorporo” (per usare le parole del Ministro) del preaccademico/Triennio dai Bienni sugli aspetti anche contrattuali di tutti noi?
Non so, se ad alcuni paiono questioni da poco… Se poi pensate che ci siano altre domande importanti su questo tema, non di carattere generale ma legate all’incontro del 4 aprile in cui si parlerà esclusivamente di comparti, ditelo. Lo scopo di questo sito è proprio questo.
Buon lavoro a tutti.