Conservatorio – Università: sei-zero, sei-zero
Parliamo della presenza di studenti provenienti da Paesi europei ed extraeuropei nei conservatori e nelle università. I dati relativi ai conservatori e ISSM per l’anno accademico 2015 –2016, disponibili sul sito del MIUR, sono ricostruiti in dettaglio nei files allegati.
Il computo degli/delle studenti stranieri/e nelle università italiane si attesta intorno al 4%. Dato che, sebbene in crescita, risulta nettamente inferiore al 16% degli USA e al 6% di Francia e Germania. Fra i primi dieci atenei che ospitano il più alto numero di presenze straniere ci sono Bologna, Roma, Torino, Milano e Padova.
I risultati raggiunti dall’Alta Formazione Musicale sono di molto superiori: considerando le/gli appartenenti alla fascia accademica degli studi, la media nazionale di studenti stranieri/e nei nostri conservatori è del 13%. Un dato molto positivo. Le istituzioni dell’alta formazione musicale hanno dunque un buon successo nell’attrarre studenti provenienti dall’estero.
Si tratta in maggioranza di donne, che sono più del 58% del totale, elemento più interessante se si considera che la popolazione italiana totale di studenti è per lo più maschile.
Guardando alle singole istituzioni emergono differenze importanti: Torino è sopra quota 15, come Udine, Rovigo e Pesaro. Fra i conservatori che raggiungono o superano di poco la quota del 20% troviamo Roma, che è però superata dalla piccola Como, e poi Bologna, Cesena e Brescia. Firenze raggiunge il 23% e Perugia è al 26%. A Venezia e a Trieste gli allievi e le allieve di origine non italiana sono al di sopra del 25% – risultato geograficamente prevedibile – tuttavia Bolzano è nettamente al di sotto di queste percentuali. Il conservatorio di Fermo raggiunge il 28%; superano un notevole 30% i conservatori di La Spezia, Piacenza e Parma. Milano spicca con il suo 35%. Segnaliamo che nessun conservatorio del sud supera la media nazionale. Campobasso non raggiunge l’1% e Matera lo supera di poco. Con numeri intorno al 5 o 6 percento – ricordiamo però che si tratta pur sempre di risultati superiori alla media delle Università italiane – troviamo Benevento e Messina. Diversa appare la situazione degli Istituti Superiori di Studi Musicali (gli ex Istituti Musicali Pareggiati), per i quali occorre tener conto del diverso regime di finanziamento, che hanno percentuali di presenze generalmente modeste, pur con alcuni buoni risultati, fra cui brillano Bergamo, Cremona e Pavia, che supera un lusinghiero 30%.
Siamo sulla giusta strada: le città ricche di tradizione musicale esercitano una forte attrattiva nei confronti degli altri Paesi e i percorsi formativi del nostro settore danno esiti che lasciano ben sperare. È sul territorio nell’integrazione fra attività di produzione culturale e formazione che s’intravede il segreto di un successo che deve stimolarci a valorizzare i traguardi raggiunti e a far leva sui decisori politici perché investano con qualità e lungimiranza in un settore ricco di promesse per l’avvenire. I brillanti risultati ottenuti dalle nostre istituzioni, al confronto con altri settori disciplinari, spingono a promuovere la formazione musicale come uno dei cardini per l’internazionalizzazione degli Studi superiori.
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