Due anni di more
Il 14 gennaio 2014 cadde definitivamente in commissione cultura del Senato l’atto del governo n.42 (Schema di decreto ministeriale recante modifiche al decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 16 settembre 2005, n. 236, concernente il regolamento recante la composizione, il funzionamento e le modalità di nomina e di elezione dei componenti il Consiglio nazionale per l’alta formazione artistica e musicale).
Quello schema, scritto e presentato dal governo in modo presuntuoso e dilettantesco, del tutto indifferente alle indicazioni del Consiglio di Stato, del tutto inconsapevole del peso numerico dei SAD dei Conservatori di musica, si attirò le critiche tanto delle OO.SS., Unams e Confederali, quanto della Conferenza dei Direttori o del gruppo DDM-GO; critiche cui il sottosegretario Toccafondi tentò di ribattere appunto presentando un parere positivo “con osservazioni“ che però fece pari e patta: fu cioè respinto.
È davvero difficile da credere che un governo sia riuscito in un pasticcio di tal fatta, ma tant’è; le conseguenze le scontiamo ancora oggi, tre anni e mezzo dopo. Uno degli argomenti di discussione allora fu la volontà, l’insistenza da parte del governo di introdurre nel costituendo organo due rappresentanti delle istituzioni private autorizzate al rilascio di titoli Afam: istituzioni che peraltro la legge 508 non prevedeva né nominava. Da allora, caduto per sempre il Cnam, e dunque senza neppure il bisogno di quei due rappresentanti all’interno dell’organo, ogni anno il Miur riapre la procedura di accreditamento per le scuole private, che, assente il Cnam, devono passare solo il vaglio anvuriano, e pare con ottimi risultati: ultima nell’ordine è stata Mussida Music Publishing di Milano. A chi toccherà ora?
Dunque assai meglio così per le scuole private, sembrerebbe volendo un po’ malignare. E invece per il resto del sistema? Quello, scusate il termine… pubblico? Che vantaggi ha avuto nel periodo gennaio 2014/luglio 2015 dall’assenza di un organo che avrebbe dovuto esprimere pareri praticamente su tutto? E quali invece i vantaggi a partire dal luglio 2015, quando un comma 27 della c.d. Buona Scuola stabilì che se ne potesse fare a meno, gettando le premesse per la Commissione Chiappetta?
Esattamente due anni fa venne avviata una raccolta di firme, che decidemmo di chiudere tre mesi dopo, raggiunta quota 2102; quelle firme furono inviate alla Ministra Giannini senza alcun risultato. E ci mancherebbe.
Quali i risultati ottenuti senza il carrozzone, grazie alla sua assenza? Quali i regolamenti mancanti che il carrozzone avrebbe magari potuto rallentare, e che senza carrozzone, grazie a una più agile/abile commissione hanno potuto invece succedersi con stupefacente rapidità? Forse quello sul reclutamento, che è lì pronto, lo abbiamo predisposto, è sul tavolo del MEF, ce l’ha il dirigente? O quello sui criteri generali per l’istituzione e l’attivazione dei corsi biennali, abbiamo praticamente concluso, ne riparliamo più avanti, il dottore è fuori stanza? O invece quello sulle procedure, i tempi e le modalità per la programmazione, il riequilibrio e lo sviluppo dell’offerta didattica nel settore? Il sottosegretario Toccafondi ci ha fatto sapere recentemente che c’è la vacatio organi: meno male, non lo sapevamo. Anche perché questo bradipismo, se c’è un organo di rappresentanza è colpa della rappresentanza (dei meccanismi democratici); ma se non c’è il Cnam, quella lentezza non è mica colpa solo del Miur. È colpa, guarda un po’, delle spinte corporative.
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